Da qualche anno in ortopedia per rigenerare le articolazioni si usano con successo le cellule mesenchimali, un tipo particolare di staminali, che, una volta iniettate nell'articolazione interessata, stimolano la ricostruzione della cartilagine.
Il Dott. Maurizio Magnani, specialista in ortopedia e traumatologia a Bologna, è stato uno dei primi promulgatori di questa efficace tecnica rigenerativa ed esegue presso il Centro Medico San Donato questo tipo di intervento.
In caso di sintomi è consigliato consultare il proprio medico ortopedico. E' importante, infatti, avere una diagnosi precoce, perchè la cartilagine ha un limitato potenziale di guarigione ed è molto difficile da trattare.
Per riscontrare con certezza l'usura della cartilagine di un'articolazione, occorre sottoporsi a una Risonanza magnetica.
"Quando il danno è contenuto esistono cure conservative, come le iniezioni periodiche di acido ialuronico per lubrificare l'articolazione. Nei casi più seri, invece, si ricorre alla chirurgia protesica.
Oggi, quando non è ancora necessario intervenire chirurgicamente, è possibile stimolare la rigenerazione della cartilagine, ricorrendo all'infiltrazione autologa, ossia di particolari cellule staminali proprie, dette mesenchimali. Questa nuova tecnica, rispetto alle iniezioni di acido ialuronico, ha il vantaggio di essere una soluzione duratura" illustra il dottor Magnani.
Le mesenchimali sono cellule staminali adulte, immature e indifferenziate, in grado di stimolare la rigenerazione della cartilagine delle articolazioni. Si trovano nel sangue periferico, nel midollo osseo e soprattutto si possono reperire in grandi quantità nel grasso.
"L'opzione più conveniente è quella di estrarle dal tessuto adiposo, dove sono facilmente prelevabili attraverso una procedura poco invasiva e indolore" spiega il dottor Maurizio Magnani.
Il medico aspira con una cannula il tessuto adiposo e lo processa in un apposito kit monouso, filtrandolo per isolare la porzione di tessuto ricca di cellule mesenchimali;
Le cellule mesenchimali vengono infiltrate con una semplice iniezione nello spazio articolare interessato.
L'intervento dura circa 30 minuti, è poco invasivo e non prevede ricovero: la persona torna a casa, deambulando, subito dopo la procedura. "Si possono infiltrare più articolazione nello stesso tempo; spesso lo si fa per le ginocchia o le anche, basta dosare il prelievo" dice lo specialista. La procedura ambulatoriale si svolge in una sala operatoria con garanzie di sterilità e con l'assistenza di un anestesista e di personale infermieristico qualificato.
In genere, il miglioramento inizia nell'arco dei primi tre mesi, mentre il massimo beneficio si ottiene dopo sei mesi e continua oltre l'anno. Il risultato immediato è l'aumento della lubrificazione e la diminuzione dell'attrito dell'articolazione e quindi del dolore.
Nelle situazioni di maggiore logoramento e nell'artrosi precoce di persone giovani, l'infiltrazione ritarda la necessità di un ricorso alla protesi e potrebbe anche evitarlo, con la possibile ripetizione della procedura dopo diversi anni.
Negli anziani di oltre 75-80 anni, in cui è controindicato l'intervento di protesi in presenza di altre malattie, si può ottenere un netto miglioramento della qualità della vita.